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Trento / Bolzano, 19 febbraio 2018 Una settimana fa mi è stato chiesto di preparare un intervento che abbia come focus il tema delle nuove generazioni, è un argomento decisamente ampio a cui potremmo dedicare una conferenza di due giorni ed ancora non finire di analizzarlo completamente in tutti i suoi aspetti. Però voglio sottolineare una cosa che ritengo importante, non bisogna fare l'errore di considerare le nuove generazioni come una cosa a parte rispetto al resto della società, infatti diversi dei bisogni che riguardano i giovani riguardano anche il resto della collettività, la differenza è che vi sono tematiche più legate apparentemente ad uno od all'altro strato della popolazione, così come il tema pensioni che associamo a coloro che hanno una certa età, ma che in realtà tocca tutte le generazioni all'interno della società stessa. Quindi non commettiamo l'errore di considerare altro i giovani rispetto al corpus principale della popolazione e di considerarne i bisogni come bisogni specifici che riguardano solo loro e che non toccano le altre sfere, anche perché ad oggi diviene sempre più difficile trovare il significato della parola giovane, l'aumento dell'aspettativa di vita ci fa cambiare questi concetti e nelle nuove generazioni possiamo inserire coloro che ancora vanno a scuola identificati con gli adolescenti, i giovani adulti che potremmo teoricamente riconoscere con le ragazze ed i ragazzi che vanno dai 18-19 anni ai 25-26 anni e poi ci sono tutte quelle persone nella fascia d'età tra i 26 ed i 30-35 anni che sono adulti, ma inseriti in un limbo tra la gioventù e la maturità, queste stesse persone apparentemente hanno dei bisogni diversi, ma tutti quanti in realtà, al di là di casi specifici, necessitano di avere le stesse sicurezza solo in ambiti diversi, perché il trentenne magari ha l'urgenza di avere un lavoro, ma anche il diciottenne ed il sedicenne prima o poi entreranno nel mondo del lavoro, e così come il lavoro questo vale anche per la scuola, per l'università, per il tema dei diritti e dei doveri dei cittadini, per tutti gli argomenti legati al buon funzionamento di uno Stato e così come questi temi sono di interesse per le nuove generazioni, interessano anche le altre generazioni edè fondamentale far capire che non c'è un tema che non ci riguarda, qualsiasi sia la nostra età, qualsiasi sia il nostro sesso, la nostra classe sociale, i nostri titoli di studio e qualsiasi altra possibile distinzione all'interno di una società, è fondamentale e necessario, lo ribadisco, capire che non ci sono temi che riguardano gli uni e non interessano gli altri, tutto ciò che viene discusso, tutto ciò che viene riformato e toccato, anche se apparentemente può riguardare solo alcuni tocca tutti i membri di una stessa collettività. Uno dei temi fondamentali che voglio affrontare è la questione della sicurezza, non intesa come quella falsamente realizzata dall'espulsione dal nostro corpus di persone che provengono da altre zone del pianeta o immaginata con la presenza delle forze armate nelle nostre città, ma sicurezza intesa come certezze. In questo periodo globale c'è un filo conduttore che attraversa il mondo occidentale ed è l'incertezza, questa dilaga e si propaga colpendo tutta la società e rischia di far appassire le speranze di coloro che devono ancora diventare padroni del loro destino. Infatti ad oggi un ragazzo od una ragazza che pensa al suo futuro lo vede contorto, nebuloso, non ha la certezza di concludere un percorso di studi e di trovare un lavoro, non ha la certezza di riuscire a formare un suo nucleo famigliare ed affermare la sua indipendenza dai genitori e quindi affermare la sua totale maturità ed il suo totale inserimento nella società come individuo diverso rispetto al figlio di. La continua precarietà del posto di lavoro e la continua devalorizzazione del lavoro stanno conducendo migliaia di ragazzi a scappare dal nostro Paese nella speranza di riuscire ad ottenere quelle certezze che qui non vengono garantite, e non dico che da oggi al domani dobbiamo diventare come i Paesi Bassi dove il governo per incentivare l'occupazione giovanile offre percorsi di specializzazione andando incontro alle esigenze di coloro che vogliono lavorare e studiare, dove le giornate lavorative sono ridotte, essendo che la maggioranza dei lavoratori olandesi ha un lavoro part-time, con il quale riescono a vivere degnamente, mantenendo standard produttivi decisamente elevati, ma che anche noi dobbiamo iniziare a pensare diversamente al lavoro, non dobbiamo più pensare alla vita al servizio del lavoro, ma il lavoro al servizio della vita e del benessere delle persone, perché se per mantenermi fuori dal mio nucleo famigliare devo lavorare 8 ore ufficialmente, 10-11 non ufficialmente dove mi rimane lo spazio per vivere, per incontrare gli amici, leggere un libro, farmi una passeggiata, andare a visitare un museo o qualsiasi altra cosa io voglia fare? Non è possibile, per questo dobbiamo invertire questa dualismo tra vita e lavoro, mettendo il secondo al servizio della prima e garantendo che questo sia un lavoro continuativo nel tempo, permettendo a chiunque di poter elaborare e pensare progetti a lungo termine e non dover essere in ansia per quello che potrebbe succedere il giorno dopo, non si può andare avanti con contratti di tre mesi, un mese, due mesi, poi ti lascio a casa una quindicina di giorni e poi ti richiamo per altri pochi mesi, una qualsiasi persona come può pensare così di costruirsi un futuro. Volendo poi parlare di università i dati sul nostro Paese non sono certo rosei, solo il 26% della popolazione tra i 30 ed i 34 anni ha completato gli studi universitari, dati Eurostat, ciò vuol dire che c'è un 74% di popolazione in quella fascia d'età che non ha fatto l'università o non la ancora completata, un dato allarmante e sicuramente la difficoltà di trovare lavoro dopo la laurea non invoglia a iniziare una carriera universitaria. Questo ci permette di ragionare sul numero chiuso, che di fronte a questi dati perde di ogni genere di validità, non entrano i migliori, non servono a scremare la classe dirigente del domani e non garantisce un miglior livello di istruzione e di garanzie universitarie per chi studia. Infatti uno dei problemi della nostra università non è esclusivamente il numero chiuso, che va rivisto in maniera tale da abolirlo ed inserire uno strumento diverso per evitare di trasformare l'università in parcheggio, ma anche i costi che le famiglie devono sobbarcarsi per permettere ad un figlio di studiare non sono indifferenti, tanto è vero che non esiste solo il costo dell'iscrizione all'università, che comunque non è indifferente, ma nell'ipotesi in cui fai un'università vicino a casa, hai il costo dei trasporti, del materiale didattico e non indifferente quello dei libri, se invece vai fuori sede, oltre a questi, hai tutti i costi legati al vivere fuori casa, affitti, spese, bollette; certo queste prospettive di spesa, non invogliano il proseguo degli studi e non spingono i genitori a spronare i figli poco convinti ad entrare nelle università, ma non solo, impedisce a chi ci vorrebbe realmente entrare di non poterlo fare per questioni economiche. Non esiste un modello universale per rispondere a tutti i problemi e a tutte le esigenze certo, ma togliere il numero chiuso, intervenire per abbattere i costi delle tasse universitarie, diminuire i costi per il trasporto pubblico ed una politica di edilizia universitaria con il recupero di strutture dismesse nelle città per farne appartamenti universitari può essere l'inizio di un percorso per il miglioramento delle nostre università e per dare garanzia a chi vuole fare l'università di poterla fare, senza la preoccupazione che l'università voglia dire non arrivare a fine mese per la famiglia. Ed anche questo genere di politiche rientra in quel tema della sicurezza di cui parlavo prima, della necessità di certezze, E' con le politiche sull'università e sul lavoro che rispondiamo quindi all'esigenza di certezza che le nuove generazioni hanno,è con queste che si danno ai giovani le possibilità di divenire indipendenti, di creare le loro famiglie e di maturare, di trovare il loro posto nel mondo che li circonda. Ma se lavoro ed università aiutano ad affrontare parte dell'incertezza che vige su tutte le generazioni della nostra società ci sono altre incertezze che serpeggiano nella nostra comunità a cui non possiamo voltare le spalle, e non sono legate all'impiego o allo studio, ma ad altri presupposti, prendiamo le donne, che vengono ancora oggi retribuite meno dei loro colleghi uomini e che vedono meno sicurezza sul lavoro quando vogliono formare una famiglia, le persone della comunità LGBT che non vedono ancora riconoscere gli stessi diritti degli altri cittadini pur avendo gli stessi doveri ed i quali non sono tutelate con delle leggi contro l'omotransfobia che nel clima di odio alimentato da alcuni movimenti politici rischiano sempre di più di essere soggetti ad aggressioni oltre a dover sentire cose calunniose nei loro confronti ed avere la paura di perdere quei pochi diritti che sono stati ottenuti con anni di battaglie, sacrifici e dolori, oppure gli immigrati che si vedono sempre meno tutelati e sempre più usati come capro espiatorio dei problemi del nostro Paese quando loro sono delle risorse e sono costretti a fuggire dalle loro case, non solo per la guerra, ma per la mancanza di certezze, come accade ai giovani italiani, oppure a causa dell'impatto dei cambiamenti climatici su alcune zone del mondo ed ai continui conflitti che mai assopiti stanno riacquistando vigore in giro per il mondo. Anche a tutte queste persone dobbiamo garantire le certezze che sono privilegio di una minoranza della popolazione, pari retribuzione a parità di mansione, garanzie quando si costruisce un nucleo famigliare, diritti uguali per tutti edè con gioia che ho sottoscritto le proposte che arcigay ha presentato ai candidati alle elezioni politiche per permettere al nostro Paese di recuperare il terribile ritardo che abbiamo accumulato nel garantire norme di civiltà che si occupino di tutti i cittadini, accoglienza e politiche di integrazione nella nostra comunità di coloro che ne vogliono far parte aprendo a loro la possibilità di ricostruirsi una vita. Non dico queste cose perché fa bello, perché fa sinistra, o per prendere qualche voto in più, ma perché da quando sono bambino ho avuto la fortuna di avere una madre che mi ha insegnato che su questa Terra, nessuno escluso, siamo tutti esseri umani, siamo tutti fratelli che ci piaccia o no, e che non è il sesso biologico, l'orientamento sessuale ed affettivo, il colore della pelle od il colore degli occhi o dei capelli che rende qualcuno meno degno degli altri, perché siamo tutti esseri umani e dobbiamo essere tutti valutati per le azioni che compiamo nel tempo che ci è dato di camminare su questa nostra casa. Ed ultimo, non certo per importanza, c'è bisogno di una rivoluzione culturale, non solo in Italia certo, ma in tutto il mondo, che faccia tornare protagonista non il cieco individualismo, ma la collettività ed il suo benessere, perché noi non siamo isole in un mare, ma siamo persone che vivono a contatto con altre persone, interagiamo e ci rapportiamo con altri, non siamo autosufficienti, ma siamo inseriti in un contesto dove tutti aiutiamo nella crescita dell'ambiente in cui siamo inseriti a beneficio di tutti, ed è per questo che bisogna tornare a concentrarsi sul valore della difesa del bene comune e della sua tutela. Ed Insieme con la sua proposta di un servizio civile obbligatorio e retribuito pone un primo mattone nella costruzione di quella strada che ha come obiettivo ultimo il tornare al valore di comunità, di bene collettivo, di rispetto reciproco e di tutela di ciò che è diverso da noi. E' un primo mattone a cui deve seguirne un altro ed un altro ancora e ci indica che la nostra via ed il nostro modo di fare azione politica non deve essere l'insulto, la denigrazione, il non rispetto, l'odio, l'indifferenza, il creare categorie come il noi ed il loro, ma deve essere basato sul rispetto reciproco, sulla volontà di guardare a ciò che ci accomuna rispetto a ciò che ci differenzia, che è anche la logica secondo cui la nostra lista è nata, sul continuo e rinnovato rispetto nei confronti dell'altro, la consapevolezza che il male che io faccio a ciò che mi circonda e a coloro che mi circondano non mi avvantaggia, ma porta me a soffrirne, insomma la nostra bussola è e deve sempre rimanere la volontà di costruire concordia dove ora c'è discordia, di costruire ponti dove ora ci sono muri e di continuare a difendere e custodire i ponti che sono stati fino ad ora costruiti. Grazie a tutti. Paolo De Uffici
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